Bombe su Belgrado vent’anni dopo: all’origine delle guerre umanitarie.
Venti anni fa, nella primavera del 1999, i bombardieri della NATO, dall’alto dei cieli, si accanirono per 78 giorni contro la Repubblica Federale di Jugoslavia. Violando la Costituzione, l’Italia vi partecipò con un ruolo di primaria importanza: dalle sue basi decollarono molti dei 1100 aerei che effettuarono 38 mila sortite, sganciando 23 mila bombe e missili.
Per giustificare il ritorno della guerra in Europa fu coniata l’ossimorica formula della “guerra umanitaria”, che implicava l’assoluta demonizzazione e de-umanizzazione del nemico. La Menzogna non fu mai così ampiamente praticata come per la “guerra del Kosovo” dai maggiori capi di Stato e di governo del tempo, quasi tutti “democratici” e “di sinistra” – da Clinton a Blair, da Schröder a D’Alema – nonché da solerti intellettuali che abdicarono all’esercizio della critica per suonare le fanfare di guerra.
Una guerra che – lo si comprende ancora meglio oggi – aveva ben altri scopi strategici, in primis l’espansione della NATO a Est: vent’anni dopo aver demolito la Federazione Jugoslava l’Alleanza Atlantica è passata da 16 a 29 paesi, sempre più a ridosso della Russia.
Il libro presenta contributi di ricostruzione storica – supportata da una dettagliata cronologia -, di analisi politica e delle ideologie, di studi sul diritto internazionale violato, con un’appendice sulla parabola del movimento contro la guerra.
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