Costruire una comunità umana con un futuro comune – Xi Jinping

I nostri libri sulla Cina


Xi Jinping
Costruire una comunità umana con un futuro comune
CCTP – Central Compilation & Translation Press, Pechino 2019

[Nota dell’Istituto di storia e letteratura del Partito del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese].


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Fin dai tempi antichi, la nazione cinese ha sostenuto la convinzione che “tutti sotto il cielo sono di una sola famiglia” e ha sostenuto le idee di pace tra tutte le nazioni e di armonia sotto il cielo. Il Partito Comunista Cinese (PCC) considera che dare nuovi e maggiori contributi all’umanità sia una sua costante missione. Dal 18° Congresso Nazionale del PCC nel novembre 2012, Xi Jinping ha chiesto la costruzione di una comunità umana con un futuro condiviso. In qualità di Segretario Generale del Comitato Centrale del PCC, Presidente della Repubblica Popolare Cinese e massimo dirigente militare cinese, Xi Jinping ha proposto questo concetto dal punto di vista dello sviluppo dell’umanità nel corso della storia. Si basa sui profondi cambiamenti della situazione internazionale, sulla tendenza del nostro tempo verso la pace, lo sviluppo, la cooperazione e il mutuo vantaggio, e su una riflessione approfondita sulle principali questioni riguardanti il futuro dell’umanità, vale a dire che tipo di mondo dovremmo costruire e come dovremmo costruirlo.
Il concetto riflette i valori comuni dell’umanità – pace, sviluppo, equità, giustizia, democrazia e libertà – e incarna le aspirazioni di pace, sviluppo e prosperità, che rappresentano gli interessi comuni dei popoli di tutti i Paesi. Nel febbraio 2017, il concetto di costruire una comunità di futuro condiviso per l’umanità è stato scritto per la prima volta in una risoluzione delle Nazioni Unite. Successivamente, è stato incluso anche nella risoluzione 2344 (2017) del Consiglio di sicurezza dell’ONU e nelle risoluzioni della 34ª e 37ª sessione del Consiglio dei diritti umani dell’ONU.
Questo libro è una raccolta di traduzioni di 85 articoli e discorsi scritti da Xi Jinping dal 2012. Lo scopo del libro è di aiutare i lettori a comprendere meglio il pensiero del presidente Xi Jinping sulla costruzione di una comunità umana con un futuro comune.

[L’Istituto di storia e letteratura del Partito del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese].

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Lavorare insieme per costruire una comunità umana con un futuro condiviso [1]

di Xi Jinping

L’idea di una battaglia per la costruzione di una comunità di destino condiviso per tutta l’umanità si è fatta strada da alcuni anni all’interno della dirigenza cinese, fino ad iscriverla nello Statuto del PCC approvato dal 19° Congresso del 2017. In questo discorso tenuto nei primi giorni del 2017 alla sede delle Nazioni Unite di Ginevra il Presidente cinese, invitando ad apprendere le lezioni di una storia millenaria, afferma con forza l’importanza e la ricchezza di un mondo in cui diverse storie, condizioni nazionali, gruppi etnici e costumi hanno dato vita a diverse civiltà, per cui il mondo è un luogo più ricco e molto più colorato. Ogni civiltà è un tesoro dell’umanità, non esiste niente di superiore o inferiore quando si tratta di civiltà, ma solo differenze nei tratti e nella posizione; civiltà diverse dovrebbero attingere ai punti di forza l’una dell’altra per raggiungere il progresso comune.
Il riconoscimento di un mondo multicolore e multipolare è la premessa indispensabile per stabilire – in un mondo in profonda e rapida trasformazione, spinta dalla globalizzazione economica che va riconosciuta come tendenza storica inevitabile – un percorso comune, una cooperazione reciprocamente vantaggiosa tra tutti i paesi del mondo. Xi Jinping ribadisce le quattro direttrici di fondo della politica estera cinese: 1) sostenere la pace nel mondo; 2) perseguire uno sviluppo comune: lo sviluppo della Cina è stato possibile grazie al mondo e la Cina ha contribuito allo sviluppo mondiale; l’iniziativa “Belt and Road” mira a raggiungere uno sviluppo con risultati reciprocamente vantaggiosi che devono essere condivisi da tutti; 3) promuovere partenariati, amicizia e cooperazione con tutti i paesi del mondo sulla base dei cinque principi della coesistenza pacifica (affermati nella Conferenza di Bandung del 1955); 4) Multilateralismo come via efficace per preservare la pace e promuovere lo sviluppo.

Sua Eccellenza Peter Thomson, presidente della 71a sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite,
Sua Eccellenza signor Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite,
Sua Eccellenza Michael Moller, Direttore Generale dell’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra,
Signore e signori,
Amici,
con l’inizio di un nuovo anno, tutto assume un nuovo aspetto. E mentre iniziamo il 2017, è per me un grande piacere poter visitare l’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra per discutere con voi un tema del nostro tempo: la costruzione di una comunità umana con un futuro comune.
Ho appena partecipato alla riunione annuale del Forum economico mondiale. A Davos, molti oratori hanno sottolineato che il mondo di oggi è pieno di incertezze e che la gente desidera un futuro luminoso, ma non è sicura di ciò che è in serbo. Che cosa sta succedendo al mondo? E come dovremmo rispondere? Sono domande su cui tutti stanno riflettendo e che mi preoccupano molto.
Credo che per rispondere a questa domanda, dobbiamo prima chiarire alcune questioni di base: da dove veniamo? A che punto siamo ora? E dove stiamo andando?
Nel corso dell’ultimo secolo o più, l’umanità ha sopportato sia sanguinose guerre calde che un’agghiacciante guerra fredda; ma ha anche raggiunto uno sviluppo notevole e fatto progressi enormi. Nella prima metà del secolo scorso, l’umanità ha subito il flagello di due guerre mondiali. Ciò che a quell’epoca le persone desideravano di più era la fine della guerra e l’avvento della pace. Negli anni ‘50 e ‘60 i popoli di tutte le colonie si risvegliarono e, con una voce potente, proclamarono che si sarebbero scrollati di dosso le catene e avrebbero lottato per l’indipendenza. Dalla fine della Guerra Fredda, l’aspirazione più ardente dei popoli di tutto il mondo è stata quella di promuovere una maggiore cooperazione e perseguire uno sviluppo comune.
Pace e sviluppo: nel corso dell’ultimo secolo questa è stata l’aspirazione prevalente dell’umanità. Tuttavia, questa è una missione tutt’altro che compiuta. Ora tocca a noi rispondere alla chiamata del popolo, prendere il testimone della storia e continuare la maratona verso la pace e lo sviluppo.
L’umanità è attualmente in un’epoca di grande sviluppo, profonda trasformazione e drammatico cambiamento. La tendenza al multipolarismo e alla globalizzazione economica si sta consolidando. L’applicazione dell’informatica nello sviluppo sociale e nella promozione della diversità culturale continua a progredire. È in fase di realizzazione un nuovo ciclo della rivoluzione scientifica e industriale. L’interconnessione e l’interdipendenza tra i Paesi sono diventate cruciali per la sopravvivenza umana. E le forze per la pace superano di gran lunga i fattori che causano la guerra. In una parola, la tendenza dei nostri tempi verso la pace, lo sviluppo, la cooperazione e i risultati reciprocamente vantaggiosi non fa che rafforzarsi.
Allo stesso tempo, tuttavia, l’umanità si trova anche in un’epoca di innumerevoli sfide e rischi crescenti. La crescita economica globale è lenta, l’impatto della crisi finanziaria permane e il divario di sviluppo continua ad aumentare. I conflitti armati sono eventi frequenti, la mentalità della Guerra Fredda e le politiche di potenza persistono, e le minacce non convenzionali alla sicurezza, in particolare il terrorismo, le crisi dei rifugiati, le principali malattie trasmissibili e i cambiamenti climatici continuano ad espandersi.
Il nostro universo ha una sola terra e noi umani abbiamo una sola patria. Stephen Hawking ha lanciato la proposta di un “universo parallelo”, nella speranza di trovare un altro luogo dove l’umanità possa stabilirsi. Chiunque può ipotizzare su quando, o se, questo desiderio possa realizzarsi. In ogni caso, attualmente, la terra rimane l’unica casa che l’umanità abbia, quindi prendersi cura di questa terra è l’unica opzione che abbiamo. Nella cupola del Palazzo Federale svizzero è scritto il motto latino “Unus pro omnibus, omnes pro uno” (Uno per tutti, tutti per uno). Non dobbiamo pensare solo alla nostra generazione, ma anche assumerci le nostre responsabilità nei confronti delle generazioni future.

Signore e signori,
Amici,
Lasciare che la fiaccola della pace passi di generazione in generazione, lasciare che le forze dello sviluppo fluiscano eternamente e lasciare che la luce della civiltà risplenda attraverso i secoli: questo è ciò che i popoli di tutte le nazioni desiderano; questa è quindi la responsabilità che tutti gli statisti della nostra generazione devono assumersi. Per vedere tutto ciò realizzato, la soluzione della Cina è questa: costruire una comunità umana con un futuro condiviso e realizzare uno sviluppo reciprocamente vantaggioso.
La visione guida l’azione e la direzione determina il futuro. Come dimostra la storia moderna, stabilire un ordine internazionale giusto ed equo è l’obiettivo che l’umanità ha sempre perseguito. Dai principi di uguaglianza e sovranità stabiliti nella Pace di Westfalia oltre 360 anni fa all’umanitarismo internazionale affermato nella Convenzione di Ginevra oltre 150 anni fa; dai quattro scopi e sette principi sanciti nella Carta delle Nazioni Unite più di 70 anni fa ai Cinque Principi di coesistenza pacifica sostenuti dalla Conferenza di Bandung oltre 60 anni fa, molti principi sono emersi nell’evoluzione delle relazioni internazionali e sono stati ampiamente accettati. Questi principi dovrebbero guidarci nella costruzione di una comunità umana con un futuro condiviso.
L’uguaglianza sovrana è stata la norma più importante che abbia governato le relazioni tra Stato e Stato negli ultimi secoli e il principio cardine osservato dalle Nazioni Unite e da tutte le altre organizzazioni internazionali. L’essenza dell’uguaglianza sovrana è che la sovranità e la dignità di tutti i Paesi, grandi o piccoli, forti o deboli, ricchi o poveri, debbano essere rispettate, i loro affari interni non debbano essere soggetti a interferenze e che essi abbiano il diritto di scegliere autonomamente il loro sistema sociale e il loro percorso di sviluppo. In organizzazioni come le Nazioni Unite, l’Organizzazione Mondiale del Commercio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale, l’Organizzazione Meteorologica Mondiale, l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni, l’Unione Postale Universale, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, tutti i Paesi hanno avuto la stessa voce nel processo decisionale, costituendo così una forza importante per il miglioramento della governance globale. In nuove circostanze, dovremmo sostenere l’uguaglianza sovrana e lavorare per l’uguaglianza di diritti, opportunità e regole per tutti i Paesi.
Ginevra ha visto l’adozione della dichiarazione finale sul problema del ripristino della pace in Indocina, il primo incontro al vertice per la riconciliazione tra i due blocchi durante la Guerra Fredda, e il dialogo e i negoziati su questioni cruciali come la questione nucleare iraniana e la questione siriana. Ciò che possiamo imparare sia dal passato che dal presente è che il dialogo e la consultazione sono un modo efficace per superare le differenze e il negoziato politico è la soluzione fondamentale per porre fine ai conflitti. Quando ci sono un desiderio sincero, buona volontà e saggezza politica, nessun ghiaccio è troppo spesso per essere rotto, nessun conflitto troppo grande per essere risolto.
Un antico filosofo cinese ha detto: “Il diritto è il fondamento stesso dell’amministrazione”[2]. Qui a Ginevra, i Paesi, sulla base della Carta delle Nazioni Unite, hanno concluso molte convenzioni internazionali e documenti giuridici sulla sicurezza politica, il commercio, lo sviluppo, le questioni sociali, i diritti umani, la scienza e la tecnologia, la salute, il lavoro, la proprietà intellettuale, la cultura e lo sport. L’essenza della legge sta nella sua applicazione. È quindi dovere di tutti i Paesi sostenere l’autorità dello Stato di diritto internazionale, esercitare i propri diritti secondo la legge e adempiere ai propri obblighi in buona fede. L’essenza del diritto sta anche nell’equità e nella giustizia. Tutti i Paesi e le istituzioni giudiziarie internazionali devono garantire un’applicazione uguale e uniforme del diritto internazionale. Non possono applicare due pesi e due misure o applicare il diritto internazionale in modo selettivo; devono assicurare che siano “senza pregiudizi o favori, proprio come si è visto nella grande arte di governo del passato”[3].
“L’oceano è vasto perché accoglie tutti i fiumi”. L’apertura e l’inclusione hanno fatto di Ginevra un centro di diplomazia multilaterale. Dovremmo far progredire la democrazia nelle relazioni internazionali e rifiutare il dominio di uno o più Paesi. Tutti i Paesi dovrebbero essere coinvolti nel plasmare il futuro del mondo, nello scrivere regole internazionali e nel gestire gli affari globali, e dovrebbero condividere gli esiti dello sviluppo.
Nel 1862, nel suo libro Un Souvenir de Solférino, Henry Dunant si chiedeva se fosse possibile creare organizzazioni umanitarie e formulare convenzioni umanitarie. La risposta arrivò un anno dopo con la fondazione del Comitato Internazionale della Croce Rossa. In più di 150 anni, la Croce Rossa è diventata un simbolo e una bandiera. Di fronte alle frequenti crisi umanitarie, dovremmo sostenere lo spirito umanitario, la compassione e la dedizione e dare amore e speranza alle persone comuni innocenti colte in situazioni terribili. Dovremmo sostenere i principi fondamentali di neutralità, imparzialità e indipendenza, astenerci dal politicizzare le questioni umanitarie e rimanere impegnati nella non militarizzazione dell’assistenza umanitaria.

Signore e Signori,
Amici,
Le grandi visioni sono semplici e pure; tutto ciò che richiedono è l’azione. L’azione è quindi la chiave per costruire una comunità umana con un futuro comune. Sono convinto che la comunità internazionale debba lavorare per promuovere la collaborazione, la sicurezza, la crescita, gli scambi interculturali e la conservazione dell’ambiente.
Dovremmo costruire, attraverso il dialogo e la consultazione, un mondo in pace duratura. Quando i Paesi vivono in pace, lo stesso vale per il mondo; quando i Paesi si scontrano, il mondo ne soffre. Dalla guerra del Peloponneso nel V secolo a.C. alle due guerre mondiali e alla Guerra Fredda durata più di quattro decenni, abbiamo tratto lezioni dolorose e profonde. “La storia, se non dimenticata, può servire da guida per il futuro”[4]. Con l’istituzione delle Nazioni Unite, coloro che ci hanno preceduto hanno ottenuto più di 70 anni di relativa pace per il mondo. Ciò che dobbiamo fare è migliorare i nostri meccanismi e metodi per risolvere più efficacemente le controversie, ridurre le tensioni e porre fine ai conflitti e alla guerra.
Lo scrittore svizzero e premio Nobel Hermann Hesse ha sottolineato l’importanza di servire “non la guerra e la distruzione, ma la pace e la riconciliazione”. I Paesi dovrebbero promuovere collaborazioni basate sul dialogo, sulla non conflittualità. I Paesi maggiori dovrebbero rispettare gli interessi e le principali preoccupazioni reciproche, tenere sotto controllo le loro differenze e costruire un nuovo modello di relazioni basato sulla non conflittualità, la non competizione, il rispetto reciproco e la cooperazione reciprocamente vantaggiosa. Finché manteniamo la comunicazione e ci trattiamo l’un l’altro con sincerità, la “trappola di Tucidide” può essere evitata. I Paesi maggiori dovrebbero trattare quelli più piccoli come loro pari ed evitare di agire come egemoni che impongono la loro volontà agli altri. Nessun Paese dovrebbe scoperchiare il vaso di Pandora combattendo volontariamente la guerra o minando lo Stato di diritto internazionale. Le armi nucleari sono la spada di Damocle che incombe sull’umanità. Dovrebbero essere completamente proibite e, alla fine, del tutto eliminate per realizzare un mondo libero da armi nucleari. Guidati dai princìpi di pace, sovranità, inclusività e amministrazione condivisa, dovremmo fare delle profondità marine, delle regioni polari, dello spazio esterno e di Internet nuove frontiere per la cooperazione piuttosto che arene di concorrenza.
Dovremmo tutti costruire e condividere insieme un mondo di sicurezza comune. In questo mondo non esiste un’oasi di completa libertà dal pericolo. Un Paese non può costruire la propria sicurezza sulla sovversione di altri Paesi, poiché le minacce che incombono su questi ultimi hanno tutte le possibilità di riversarsi un giorno anche su di esso. Quando i vicini sono in difficoltà, invece di rafforzare le nostre recinzioni, dovremmo tendere una mano d’aiuto. Come dice il proverbio: “Uniti stiamo in piedi, divisi cadiamo”[5]. Tutti i Paesi dovrebbero perseguire un approccio comune, globale, cooperativo e sostenibile alla sicurezza.
Gli attentati terroristici che negli ultimi anni hanno scosso l’Europa, il Nord Africa e il Medio Oriente hanno dimostrato sempre più che il terrorismo è il nemico comune dell’umanità. La lotta al terrorismo è una responsabilità condivisa da tutti i Paesi. Nella lotta al terrorismo non dobbiamo accontentarci di trattare solo i sintomi, ma dobbiamo arrivare alle sue cause profonde. Dovremmo rafforzare il coordinamento e costruire un fronte unito globale contro il terrorismo in modo da creare un ombrello di sicurezza per i cittadini di tutto il mondo. Il numero di rifugiati ha raggiunto un livello record dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Affrontare questa crisi è imperativo, ma dovremmo anche prenderci del tempo per riflettere sulle sue radici. Perché qualcuno dovrebbe scegliere di essere sfollato se ha una casa dove tornare? L’UNHCR e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni dovrebbero agire come coordinatori di uno sforzo per mobilitare il mondo intero in una risposta efficace alla crisi dei rifugiati. La Cina ha deciso di fornire ulteriori 200 milioni di RMB per l’assistenza umanitaria ai rifugiati e agli sfollati in Siria. Sia la crisi del terrorismo che quella dei rifugiati sono strettamente legate ai conflitti geopolitici, per cui la soluzione fondamentale a questi problemi risiede nella risoluzione dei conflitti. Le parti direttamente coinvolte nel conflitto dovrebbero tornare al tavolo dei negoziati, le altre parti dovrebbero lavorare per facilitare i colloqui per la pace e dovremmo tutti rispettare il ruolo dell’ONU come principale canale di mediazione. L’allarme per la sicurezza sanitaria internazionale è stato lanciato a causa di malattie pandemiche come l’influenza aviaria, il virus Ebola e il virus Zika. È importante che l’OMS svolga un ruolo guida nel rafforzare il monitoraggio delle epidemie e la condivisione di informazioni, pratiche e tecnologie. La comunità internazionale dovrebbe aumentare il sostegno e l’assistenza per la salute pubblica nei Paesi africani e in altri Paesi in via di sviluppo.
Dovremmo costruire un mondo di prosperità comune attraverso una cooperazione reciprocamente vantaggiosa. L’idea che lo sviluppo sia la massima priorità è applicabile a tutti i Paesi. Invece di mendicare presso il proprio vicino di casa, i Paesi dovrebbero stare insieme come viaggiatori sulla stessa barca. Tutti i Paesi, in particolare le principali economie, dovrebbero rafforzare il coordinamento delle politiche macroeconomiche, perseguire gli interessi attuali e a lungo termine e concentrarsi sulla risoluzione di problemi profondamente radicati. Dovremmo cogliere l’opportunità storica offerta dal nuovo ciclo della rivoluzione scientifica e tecnologica e della trasformazione industriale, trasformare i nostri modelli di crescita, guidare la crescita attraverso l’innovazione e sbloccare una maggiore produttività e creatività sociali. Dovremmo sostenere le regole dell’OMC, sostenere un regime commerciale multilaterale aperto, trasparente, inclusivo e non discriminatorio e costruire un’economia mondiale aperta. Il protezionismo commerciale e l’autoisolamento non andranno a vantaggio di nessuno.
La globalizzazione economica è una tendenza storica inevitabile che ha notevolmente facilitato il commercio, gli investimenti, il flusso di persone e il progresso tecnologico. Dall’inizio del secolo, e sotto la guida dell’ONU, la comunità internazionale ha sfruttato l’ondata di globalizzazione economica per fissare gli Obiettivi di sviluppo del millennio e l’Agenda per lo sviluppo sostenibile del 2030. Queste iniziative hanno aiutato a far uscire 1,1 miliardi di persone dalla povertà, a garantire l’accesso all’acqua potabile sicura per 1,9 miliardi di persone, a garantire l’accesso a Internet a 3,5 miliardi di persone, e ora siamo sulla buona strada per sradicare la povertà estrema entro il 2030. Tutto ciò dimostra che la globalizzazione economica si sta muovendo nella giusta direzione. Naturalmente, sfide come la disparità di sviluppo, il dilemma della governance, il divario digitale e il deficit di equità sono anch’essi realtà oggettive. Ma sono difficoltà crescenti. Dovremmo affrontare questi problemi e trovare soluzioni, invece di soccombere all’inazione. Come piace dire a noi cinesi, non si dovrebbe smettere di mangiare per paura di strozzarsi.
Dovremmo attingere alle lezioni della storia. Gli storici ci hanno detto molto tempo fa che il rapido sviluppo economico rende inevitabile la riforma sociale; ma si tende a sostenere il primo resistendo alla seconda. Invece di guardare avanti con esitazione, dovremmo avere il coraggio di andare avanti. Le risposte si possono trovare anche nella realtà. La crisi finanziaria internazionale del 2008 ci ha insegnato che dobbiamo rafforzare il coordinamento e migliorare la governance per garantire che la globalizzazione economica si svolga in modo aperto, inclusivo, equilibrato e vantaggioso per tutti. Dobbiamo rendere la torta più grande, ma, più di questo, dobbiamo controllare che sia condivisa equamente e che giustizia ed equità siano garantite.
Lo scorso settembre, il vertice del G20 di Hangzhou si è concentrato sulla governance economica globale e su altre questioni importanti. Ha adottato il Piano per la crescita innovativa, ha inserito per la prima volta lo sviluppo nel quadro macropolitico globale e ha formulato piani d’azione per una serie di settori importanti.
Dovremmo sforzarci di costruire un mondo aperto e inclusivo attraverso gli scambi e l’apprendimento reciproco. Una zuppa deliziosa si fa combinando diversi ingredienti[6]. La diversità della civiltà umana non solo definisce il nostro mondo, ma guida il progresso dell’umanità. Il nostro mondo ha oltre 200 Paesi e regioni, oltre 2.500 gruppi etnici e molte religioni diverse. Diverse storie, condizioni nazionali, gruppi etnici e costumi hanno dato vita a diverse civiltà, e per questo il nostro mondo è un luogo più ricco e molto più colorato. Non esiste niente di superiore o inferiore quando si tratta di civiltà, ma solo differenze nei tratti e nella posizione. La diversità di civiltà non dovrebbe essere una fonte di conflitto globale, ma un motore che alimenta l’avanzamento della civiltà umana nel suo complesso.
Ogni civiltà, con il suo fascino e la sua essenza, è un tesoro umano. Civiltà diverse dovrebbero attingere ai punti di forza l’una dell’altra per raggiungere il progresso comune. Dovremmo vigilare affinché lo scambio tra civiltà serva come fonte di ispirazione per far progredire la società umana e come un legame per mantenere il mondo in pace.
Dovremmo sforzarci di costruire un mondo pulito e bello perseguendo uno sviluppo verde e a basse emissioni di carbonio. L’uomo coesiste con la natura, il che significa che ogni danno che fa alla natura alla fine tornerà a tormentarlo. Noi notiamo appena risorse naturali come l’aria, l’acqua, il suolo e i cieli azzurri, quando ne abbiamo. Ma una volta che se ne sono andati, sono andati per sempre. L’industrializzazione ha creato una ricchezza materiale mai vista prima, ma ha anche inflitto danni irreparabili all’ambiente. Non dobbiamo esaurire tutte le risorse lasciateci dalle generazioni precedenti e non lasciare nulla ai nostri figli: non possiamo perseguire uno sviluppo che distrugge. Come spesso si dice, le acque limpide e le montagne lussureggianti sono preziose come montagne d’argento e d’oro. Dobbiamo rispettare l’unità dell’uomo e della natura perseguendo un percorso di sviluppo sostenibile.
Dobbiamo sostenere un approccio alla vita e alla produzione che sia verde, a basse emissioni di carbonio, circolare e sostenibile, portare avanti l’Agenda per lo sviluppo sostenibile del 2030 in modo equilibrato e continuare a esplorare un modello di sviluppo solido che assicuri crescita, prosperità e un ambiente sano. L’accordo di Parigi è una pietra miliare nella storia della governance climatica. Dobbiamo fare in modo che questo sforzo non venga vanificato. Tutte le parti dovrebbero lavorare insieme per attuare l’accordo di Parigi. Da parte sua, la Cina continuerà ad adottare misure per affrontare il cambiamento climatico e onorare pienamente i suoi obblighi.
Il temperino svizzero è l’incarnazione dell’artigianato svizzero. Ricordo che quando ho ricevuto il mio primo temperino svizzero mi sono meravigliato di come i suoi creatori fossero stati in grado di dotarlo di così tante funzioni. Non ho potuto fare a meno di pensare a quanto sarebbe stato meraviglioso se avessimo potuto realizzare un onnipotente temperino svizzero per il nostro mondo. Ogni volta che c’era un problema, saremmo stati in grado di utilizzare uno degli strumenti del coltello per risolverlo. Sono convinto che, con gli sforzi incessanti della comunità internazionale, un giorno potremo creare un coltello di questo tipo.

Signore e signori,
Amici,
Il popolo cinese ha sempre creduto che la Cina andrà bene solo quando il mondo andrà bene, e viceversa. Guardando al futuro, molte persone sono interessate a vedere in quale direzione si muoverà la Cina nelle sue politiche, e la comunità internazionale ha discusso molto su questo tema. Qui vorrei darvi una risposta esplicita.
In primo luogo, la Cina rimane ferma nel suo impegno a sostenere la pace nel mondo. L’amicizia con i vicini[7], l’armonia nella diversità[8] e la pace sono valori cari alla cultura cinese. L’arte della guerra, un classico cinese, inizia con questa osservazione: “L’arte della guerra è di vitale importanza per lo Stato. È una questione di vita o di morte, una strada per la sopravvivenza o per la rovina. Per questo richiede uno studio attento”. Questo significa che bisogna fare ogni sforzo per evitare la guerra e bisogna usare grande cautela quando si tratta di combattere la guerra. Per diversi millenni la pace ha scorso nelle vene del popolo cinese ed è stata impressa nel nostro stesso DNA.
Diversi secoli fa, la Cina era forte, tanto che il suo PIL rappresentava il 30 per cento del totale mondiale. Anche allora, la Cina non ha mai intrapreso un’aggressione o un’espansione. Nel secolo e più dopo la guerra dell’oppio del 1840, la Cina soffrì per mano dell’aggressione e della brutalità e subì la maledizione della guerra e del caos. Confucio disse: “Non fare agli altri ciò che non vorresti che gli altri facessero a te”. Noi cinesi crediamo fermamente che la pace e la stabilità siano l’unica strada per la prosperità e lo sviluppo.
La Cina è cresciuta, passando da essere un Paese povero e debole a essere la seconda economia mondiale. Ciò su cui si è basata non è l’espansione militare o il saccheggio coloniale, ma il duro lavoro del suo popolo e i nostri sforzi per sostenere la pace. La Cina non vacillerà mai nella sua ricerca di uno sviluppo pacifico. Non importa quanto rapidamente cresca la sua economia, la Cina non cercherà mai l’egemonia, l’espansione o una sfera di influenza. La storia lo ha confermato e continuerà a farlo.
In secondo luogo, la Cina rimane ferma nel suo impegno a perseguire uno sviluppo comune. Un vecchio detto cinese ci dice che quando si gusta il frutto, si dovrebbe ricordare l’albero; quando si beve l’acqua, si dovrebbe ricordarne la fonte[9]. Lo sviluppo della Cina è stato possibile grazie al mondo, e anche la Cina ha contribuito allo sviluppo del mondo. Continueremo a perseguire una strategia di apertura reciprocamente vantaggiosa, per condividere le nostre opportunità di sviluppo con altri Paesi e accoglierli a bordo del treno veloce dello sviluppo della Cina.
Tra il 1950 e il 2016 la Cina ha fornito all’estero oltre 400 miliardi di RMB di aiuti, e continueremo ad aumentare l’assistenza agli altri, se le nostre capacità lo permetteranno. Dallo scoppio della crisi finanziaria internazionale, la Cina ha contribuito in media ad oltre il 30 per cento della crescita globale ogni anno. Nei prossimi cinque anni, la Cina importerà 8 trilioni di dollari di merci, attirerà 600 miliardi di dollari di investimenti esteri, 750 miliardi di dollari di investimenti in uscita e i turisti cinesi effettueranno 700 milioni di visite in uscita. Tutto questo porterà maggiori opportunità di sviluppo per i Paesi del mondo.
La Cina persegue un percorso di sviluppo in linea con le condizioni nazionali. Abbiamo sempre posto i diritti e gli interessi delle persone al di sopra di tutto e abbiamo lavorato duramente per promuovere e difendere i diritti umani. La Cina ha visto soddisfatte le esigenze vitali di base dei suoi oltre 1,3 miliardi di abitanti e ha contribuito a far uscire dalla povertà oltre 700 milioni di persone. Si tratta di contributi significativi alla causa globale dei diritti umani.
L’iniziativa “Belt and Road” che ho proposto mira a raggiungere uno sviluppo con risultati reciprocamente vantaggiosi che devono essere condivisi da tutti. Oltre 100 Paesi e organizzazioni internazionali hanno finora sostenuto l’iniziativa e sono stati lanciati numerosi progetti di “vendemmia precoce”. Al fine di fornire maggiori beni pubblici alla comunità internazionale, la Cina fornisce sostegno per garantire il buon funzionamento della Banca asiatica per gli investimenti infrastrutturali e di altre nuove istituzioni finanziarie multilaterali.
In terzo luogo, la Cina non ha modificato il suo impegno a promuovere le collaborazioni. La Cina persegue una politica estera indipendente di pace ed è pronta a rafforzare l’amicizia e la cooperazione con tutti gli altri Paesi sulla base dei Cinque Principi della coesistenza pacifica. La Cina è il primo Paese a fare della costruzione della collaborazione un principio guida delle relazioni tra Stato e Stato. Ha instaurato collaborazioni di vari tipi con oltre 90 Paesi e organizzazioni regionali. Cerca di promuovere una cerchia di amicizie che collega ogni angolo del globo.
La Cina si sforzerà di creare un quadro per le relazioni tra i Paesi maggiori basato sulla stabilità generale e sullo sviluppo equilibrato. Ci sforzeremo di costruire un nuovo modello di relazioni con gli Stati Uniti, una collaborazione strategico-globale di coordinamento con la Russia, una collaborazione con l’UE basata sulla pace, la crescita, le riforme e la civiltà, e una collaborazione orientata all’unità e alla cooperazione con i BRICS. La Cina continuerà a sostenere il corretto approccio alla giustizia e a perseguire interessi condivisi, e promuoverà la cooperazione effettiva con altri Paesi in via di sviluppo per raggiungere uno sviluppo comune. Rafforzeremo ulteriormente la cooperazione reciprocamente vantaggiosa con i nostri vicini secondo i principi di amicizia, sincerità, beneficio reciproco e inclusione. Perseguiremo lo sviluppo comune con i Paesi africani sulla base di sincerità, risultati reali, affinità e buona fede. Inoltre, intensificheremo ancora di più la nostra cooperazione complessiva con l’America Latina.
In quarto luogo, la Cina rimane ferma nel suo impegno a favore del multilateralismo. Il multilateralismo è un modo efficace per preservare la pace e promuovere lo sviluppo. Per decenni, le Nazioni Unite e altre istituzioni internazionali hanno dato un contributo universalmente riconosciuto al mantenimento della pace globale e al sostegno allo sviluppo.
La Cina è un membro fondatore delle Nazioni Unite e il primo Stato a firmare la Carta delle Nazioni Unite. Sosterremo fermamente il sistema internazionale di cui l’ONU è il nucleo centrale, le norme fondamentali che governano le relazioni internazionali di cui gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite sono la pietra angolare, e l’autorità e la posizione dell’ONU e il suo ruolo centrale negli affari internazionali.
È stato ufficialmente inaugurato il Fondo per la pace e lo sviluppo delle Nazioni Unite in Cina. In questo modo, la Cina darà la priorità alla messa a disposizione di fondi per le iniziative di pace e sviluppo proposte dall’ONU e dalle sue agenzie a Ginevra. Il sostegno della Cina al multilateralismo non potrà che aumentare man mano che la Cina continuerà a svilupparsi.
Signore e Signori,
amici,
Ginevra evoca in noi un ricordo speciale. Nel 1954, il premier Zhou Enlai guidò una delegazione cinese alla Conferenza di Ginevra e collaborò con l’Unione Sovietica, gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia per trovare una soluzione politica alla questione coreana e negoziare un cessate il fuoco in Indocina. Ciò ha dimostrato la volontà di pace della Cina e l’ha vista contribuire con la sua saggezza alla pace nel mondo. Dal 1971, quando la Cina ha ottenuto il suo posto all’ONU e ha iniziato a rivolgersi alle agenzie internazionali di Ginevra, la Cina si è gradualmente impegnata nel disarmo, nel commercio, nello sviluppo, nei diritti umani e nelle questioni sociali, presentando le sue proposte per la risoluzione di importanti questioni e l’elaborazione di importanti regolamentazioni. Negli ultimi anni, la Cina ha partecipato attivamente ai dialoghi e ai negoziati sulla questione nucleare iraniana, sulla questione siriana e su altre questioni cruciali, fornendo il proprio contributo per raggiungere accordi politici. Con successo la Cina ha chiesto al Comitato olimpico internazionale di ospitare i Giochi olimpici e paraolimpici sia estivi che invernali. Inoltre, abbiamo ottenuto l’approvazione dell’Unione internazionale per la conservazione della natura per più di una dozzina di richieste di assegnazione di siti del patrimonio naturale e culturale mondiale, consentendo così alla Cina di presentare al mondo il suo splendore.

Signore e Signori,
Amici,
gli antichi cinesi ritenevano che “si dovrebbe essere abili nel trovare le leggi delle cose e risolvere i problemi”[10]. Costruire una comunità con un futuro condiviso è un obiettivo entusiasmante, che richiederà sforzi incessanti di generazione in generazione. La Cina è pronta a lavorare con tutti gli altri Stati membri dell’ONU e con le organizzazioni e agenzie internazionali per promuovere la grande battaglia per la costruzione di una comunità umana con un futuro condiviso.
Il 28 gennaio, noi cinesi celebreremo il nuovo anno cinese, l’anno del gallo. Il gallo simboleggia prospettive brillanti e di buon auspicio. Come dice un detto cinese, il canto del gallo d’oro annuncia un grande giorno per tutti. Con questo, auguro a tutti voi il meglio e un felice anno nuovo cinese!
Grazie.


[1] “Working together to build a human community with a shared future”, discorso pronunciato alle Nazioni Unite di Ginevra il 18 gennaio 2017, tratto da Xi Jinping, On Building a Human Community with a Shared Future, Central Compilation and Translation Press, Pechino, 2019, prima edizione, pp. 427-440.

[2] Xunzi, La via del Nobile (III secolo a.C.). L’opera eponima del filosofo, pensatore ed educatore Xunzi, del periodo dei Regni Combattenti (453-221 a.C.), sintetizza e sviluppa il pensiero filosofico di varie scuole del periodo precedente la dinastia Qin: Confucianesimo, Mohismo e Taoismo.

[3] Cfr. il Libro dei Documenti (o Classico della Storia, noto anche come Shangshu (“documenti stimati”), è uno dei cinque classici della letteratura cinese antica. Si tratta di una raccolta di prosa retorica attribuita a figure dell’antica Cina, e servì come fondamento della filosofia politica cinese per oltre 2.000 anni [NdT].

[4] Cfr. Strategie degli Stati Combattenti (Zhan Guo Ce). È un importante antico testo cinese che contiene aneddoti di manipolazione politica e di guerra durante il periodo degli Stati Combattenti (V-III secolo a.C.).

[5] Wei Shou, Il libro di Wei. Wei Shou (507-572): storico e scrittore durante le Dinastie
del Nord e del Sud.

[6] Chen Shou, Cronache dei Tre Regni. Scritto nel III secolo d.C. raccoglie le cronache degli stati rivali, Regno Wei, Regno di Shu e Regno Wu del “periodo dei Tre Regni” (189-280 d.C.) [NdT].

[7] Riti degli Zhou. Questo testo è una descrizione della ipotetica organizzazione del sistema di governo durante il periodo della Dinastia Zhou occidentale (1046-771 a.C.).

[8] Dialoghi di Confucio. È un classico confuciano compilato dai discepoli di Confucio, in cui si ricordano parole e atti di Confucio, nonché alcuni dialoghi tra Confucio e i suoi discepoli.

[9] Yu Xin, Poesie per la melodia di Zhi. Yu Xin (513-581) fu poeta durante le dinastie del Nord e del Sud.

[10] Cfr. Xunzi, op. cit.

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